Si, sto bene, grazie.

Si, sto bene, grazie.

Sto bene come si può stare bene mediamente, con i giorni veloci e quelli lenti. Sto bene perché amo stare bene, perché stare bene fa bene.

Mi hai detto tu che sei scrittrice scrivi sullo stare bene. Potrei fare come Quenau e scrivere tutto un pezzo senza la A o senza la O, e poi scrittori lo siamo di diritto, come santi e navigatori, e anche puttanieri e troie hanno detto quei signori .

Quindi stare bene è un bisogno primario e come tale cerco di soddisfarlo, di tirare righe su parole sbagliate e sogni agitati, penso che domani qualcosa succederà a rimediare un oggi svogliato, e che sono fortunata a non avere malanni, guai, figli degeneri e amori squassanti.

E poi scrittrice. Imbratta fogli, braccia strappate all’agricoltura, direi. Però, ti devo confessare, più passa il tempo più sto ad ascoltare encantada le voci che si rincorrono nella mia testa, sono i personaggi che ballano il fox trot, li ammazzo ogni tanto, poi invece vivono, sto allargando le frasi, c’è un embrione di ben sette cartelle, e mi fa stare bene.

Scrivo nella testa, cancello furiosamente, quando arrivo ad appoggiare le dita sulla tastiera ho già tutto sulla punta della lingua e furiosamente picchio sui tasti, che si spiccino.

L’amore quieto, dei dieci anni passati, mi fa stare bene , perché non ho più l’età e la voglia di correre dietro a bandiere fiammeggianti.

Correrei a Samarcanda, a scrivere con Fois avessi duemilacentocinquanta euro. Ma ci pensi che meraviglia, che stupore, un viaggio laggiù con uno scrittore e quindici imbratta carte, a scrivere sui massi, per terra, là dove passavano le carovane dell’Asia, là dove la Storia diventava bambina.

Sto bene, si.

Grazie

ohibo’

suona il cellulare. il numero non lo riconosci, rispondi e senti una voce che arriva da molto lontano. dalla tua vita altra, quando eri un’altra te. un’amica, più di un’amica, che per qualche motivo oscuro non senti da almeno nove anni, forse anche di più.

ohibò 

non le chiedi perchè, e neanche cosa vuole, ascolti la sua voce mielosa e bassa che ti attira nel fiume dei ricordi, dell’infanzia delle bambine, di quando pensavamo di essere felici e invece eravamo già segnate come dead women walking, fai domande e ottieni risposte, anche brutali, le domande, e anche sincere le risposte.

ohibò.

in fondo ti aspetti,  e la domanda inespressa rimane inespressa, un invito per un caffè, una pizza, un filo da riannodare.

e mentre lei parla tu ti chiedi dove stiano andando quelle parole, quale siano la loro strada, e segui l’onda, che in fondo ci sono anche dei perchè ? che si possono omettere.

ma

arriva l’ora di concludere, arrivare al caffè , alla pizza, ti aspetti quello da un fantasma che torna, ti aspetti il fil rouge da afferrare e riannodare

ma

inizia un cincischiamento, un blaterare senza senso, non posso proprio spiegarti al telefono, dovresti venire in questo hotel a sentire, è una cosa interessante, al cellulare oddio no…….

mi dispiace io al lunedi seguo un corso d’inglese all’unipop

ah.

il ritmo accelera, non è più importante sapere come stai o che strada fai al mattino per andare in ufficio, neanche come porti i capelli ora.

avrei dovuto essere un multilevel, probabilmente

ma io il lunedi vado ad inglese.

una gran bella fortuna, eh.

perchè gratis neanche la diamo più via. figuriamoci un pezzo di anima :)

ormai il tempo è passato, il dolore è andato pure lui, da qualche parte, in qualche rivolo del tempo. la vita adesso è bella, pur con le sue magagne, con i giorni no, con quelli da buttare e dimenticare, avendo la consapevolezza che l’età aiuta a diventare mediamente saggi, mediamente sbatticoglioni verso i problemi isterici.

il mio amico willy ha scritto un post dedicato ai depressi, a quelli che si guardano sempre il proprio ombelico, come cozze malate si aggrappano al vicino, ammorbandolo con i loro gemiti, i loro guaiti verso la luna.

rispetto pieno verso i veri malati, quelli che il male di vivere ce l’hanno veramente, e spesso nessuno li può aiutare, neanche gli sciamani : poteva salvarsi wallace? , o gli Hemingway che si sono sparati senza saltare neanche una generazione, o i silenziosi che si tirano giù dalla finestra lasciando le ciabattine allineate vicino al termosifone?

ecco, per loro, a loro, va il mio pensiero caldo, la pietas, il rispetto per la sofferenza.

ma per gli altri, per la categoria cozze malate per finta, no : anche no, basta con quel soccorso rosso che facevamo a quindici anni verso le amiche mollate dal ragazzino, e che loro facevano con noi, basta con i dolori degli altri che ti rovinano addosso come le macerie pompeiane, perchè con loro il soccorso rosso non serve, ascoltano solo loro stessi, non vogliono farsi aiutare veramente, vogliono kleenex gratuiti, spalle grandi, la tua anima nelle loro mani pronta a mangiarsela e sputarla fuori mezza masticata.

mettere in mano il biglietto da visita di un sano professionista e parlare delle rondini che arriveranno, e del vento che gira, sempre.

esercizi di stile. esercizi di Natale

Quenau pubblicò un libro che chi sta tentando di scrivere in modo dignitoso almeno una volta legge e almeno una volta si diletta nel copiare. Ovviamente sono esclusi i discendenti di Mosè, che scrivono per diritto divino.

il titolo del libro è esercizi di stile : si parte da tre righe di storia e la si scrive come se.

come se la scrivesse Tolstoj, la scrivesse Proust, la scrivesse Sagan, la scrivesse Fitzgerald, Fabio Volo magari no, ma il meccanismo l’avete capito.

vi prendete un libro di un autore che amate molto, e seguendo il SUO modo di scrivere (e non il vostro, ahimè, per una volta non siete voi al centro dell’attenzione) scrivete la storiellina. Se poi avete la fortuna di avere compagni di merenda che scrivono con voi il giochino continua nel non dire chi è l’autore copiato ma farlo indovinare.

tutto questo per arrivare al nostro Natale Maya, nel senso che siamo qui grazie alla profezia farlocca, e diverterci a pensare a come scriverlo il nostro Natale, come se fosse Carver che racconta il tuo Natale, o meglio Sartre ?, o Sveva Casati Modigniani, o facciamo 50 sfumature di Natali ?, o un bel psicodramma alla Mazzantini, o una cosa femminissima alla Concita de Gregorio o Cristina Comencini, o un Natale molto Proust, con i sapori degli agnolotti della nonna e il panettone senza farciture zarre ?

Qualunque sia il vostro autore del cuore, quello che come scrive lui nessuno mai, aprite un suo libro e chinatevi su carta e penna e raccontate il vostro Natale.

perchè salvare un po’ di magia fa bene al cuore.

auguri – disse il bambino

ok .

ma tu mi vuoi bene ?

si.

what else ?

facce. morte.

non sono una psichiatra, quindi non so dare risposte rassicuranti o giustificazioni. sono una normale, che per caso o botta di culo o forse perchè lui non era completamente pazzo non ha la sua faccia in mezzo alle altre. 

forse è per questo sento un legame speciale, un brivido diverso, a guardarle. mi sento una salvata, una miracolata, una scampata. 

sono ormai dieci anni che nessuno mi segue, o mi minaccia, o scardina le mie password, o mi aspetta sulle scale, dovrei esserne fuori, anche se guardando le loro facce pensi che non ne sei mai fuori, che in fondo quella sottospecie di bomba umana con timer incorporato potrebbe riprendere a ticchettare.

alcune di loro erano andate dal signor commissario, a raccontare, a piangere, ma il signor commissario le aveva rimandate via, con saggi consigli, su su vedrà che tutto si aggiusta, lo chiamiamo noi, il ragazzaccio, vedrà, andrà tutto a posto.

altre neanche ci sono andate, dal signor commissario, un po’ per ignoranza, un po’ per paura, un po’ per amore.

perchè alle donne l’amore fotte sempre, nel bene e nel male.

perchè lo amo tanto, perchè lo salverò, perchè è il padre dei miei figli.

ah, pensarlo come il padre delle creature tue è una grandissima fregatura.

perchè ti vedi come la madonna martire, sacrificata ai piedi della croce, agnello di dio sull’altare dei figli.

un paio avevano una pancia abitata dalla creatura del padre, ma lui se n’è fregato, ha colpito più forte, in un colpo solo ne ha fatte fuori due : moglie e figlio, bingo.

il signor commissario è arrivato dopo, con il metro , come una sartina, per misurare la lontananza dei bossoli dal cadavere.

ci ammazzano come scarafaggi durante la disinfestazione delle cantine, ci ammazzano perchè non stiamo con loro, perchè vogliamo di più, vogliamo qualcosa di meglio, vogliamo solo andare a ballare una sera ogni tanto, vogliamo lavorare, vogliamo mettere la minigonna, vogliamo non dividerlo con un’altra, vogliamo che i nostri figli crescano senza urli e senza botte, vogliamo tutto.

ne hanno ammazzate 115, ma ce ne sono altre in lista d’attesa, basta avere pazienza, domani, al massimo dopo , ad un altra succederà.

e il signor commissario, quello che aveva chiamato il ragazzaccio, quello del non si preoccupi che tutto si aggiusta, aprirà una nuova cartellina di cartoncino beige con sopra un nome

femminile.

come mai a scampia i poliziotti non entrano e quando lo fanno non prendono a manganellate nessuno ma si comportano da perfetti lord inglesi ?

uno che prende a manganellate in faccia un ragazzo per terra come può essere giustificato?

1) stava facendo il suo lavoro 2) in realtà quello per terra era un terrorista di al kaida e non un ragazzetto disarmato  3) il poliziotto aveva appena tirato di coca e non era del tutto lucido 4) una risposta a scelta

uno che di professione faceva il questore, di nome fa ferrino e viene arrestato nella notte e portato in carcere perchè condannato a quasi 3 anni per induzione alla prostituzione MINORILE più altre quisquilie come può essere giustificato ?

1) è un maiale e i maiali stanno ovunque 2) i soliti giudici kommunisti  3) in realtà le tipe avevano 60 anni ma erano talmente rifatte che passavano per quindicenni 4) SOLO 3 ANNI ?????

un poliziotto che di stipendio prende se va bene 1.200 euro per quale motivo scende in piazza a picchiare ragazzini o operai che non arrivano a fine mese?

1) perchè è un sadico  2) perchè gli hanno tolto il cervello, lavato sotto la candeggina e rimesso al suo posto  3) ce ne fossero tanti da menare

ecco, io vorrei vivere in un paese dove non si mena la gente che sta per terra, dove un ex questore non viene messo in galera solo per 3 anni per induzione alla prostituzione MINORILE ,  dove un poliziotto possa avere uno stipendio decente e fosse utilizzato a ripulire posti tranquilli dove non succede mai nulla, come scampia o pizzo calabro.

vorrei.

what’s happen ?

Luigi XVI era un re con due grandi passioni : la caccia e le serrature.

Ora, la caccia non è un sintomo di grande passione per gli aristocratici di quel tempo : tutti cacciavano, figuriamoci il re di Francia !

Le serrature, invece, be’, sono già una cosa singolare : lui amava costruirle , smontarle, era un esperto della materia.  Oltre ad essere il Re di Francia, ovviamente. Un po’ depresso, con una moglie come Maria Antonietta, quella delle brioches, tanto per intenderci.

Luigi teneva un diario, o forse un’agenda diremmo oggi, in cui annotava le cose che faceva, gli animali che ammazzava, niente di personale, ma cose lievi, da Re di Francia.

Il 14 luglio, il Re di Francia scrisse sul suo diario

rien.

 

niente da dire.

ogni cinque secondi nel mondo muore un bambino.

che altro c’è da dire?

tu sei peggio di nessuno

tu sei  una grande stronza.

 

intimamente mio, pornograficamente tuo

scrivere è un atto intimo,  come pochi altri. si scrive da soli, seguendo una danza di parole che cascano su un foglio, creando personaggi , immaginando luoghi, inventando parole .

e poi pornograficamente di tutti nel momento che diventa pubblico : la tua masturbazione mentale diventa visibile, la tua danza diventa corale, i tuoi personaggi sono posseduti da altri, non ti appartengono più.

il godimento sta nel piacere degli altri, sta nel vedere che chi legge s’impossessa di te, e diventi suo.

ho chiuso un cerchio, i miei racconti sono giunti al capolinea, adesso sono in reading, si stanno lustrando, poi saranno raccolti,  diventeranno pornograficamente tuoi, e io abbandoneranno il vestito della sposa, la storia di un uomo che s’inventò un mondo, recita a soggetto, lui, la triglia e gl’altri.

farò altro, ho bisogno di lasciarli andare , di trovare nuove idee e altro di cui parlare.

andrò ad imparare a scrivere sceneggiature, io che adoro il cinema, e forse anche un corso di editing, e visto che a torino finalmente ci sarà un corso universitario di scrittura creativa, andrò ad ascoltare cosa raccontano.

non abbandono holden,  che è il mio primo amore, perchè sono diventati amici, cecilia, mario, emiliano, davide, mi hanno preso per mano e insegnato a camminare.

ma la fuori c’è un altro mondo.